Salvador Dalí, Madonna di Port Lligat,1950,
olio su tela,144×96,
Minami Art Museum, Tokyo.
Salvador Dalí (1904-1989) fu pittore eccentrico e stravagante, dal carattere focoso e intrattabile, dall’arte onirica, erotica e psicologizzante. Un genio del XX secolo, difficilmente catalogabile, esponente di quel metodo che egli stesso definì “paranoico critico”. L’artista visse alla fine degli anni Quaranta un periodo di cambiamento esistenziale ed artistico che egli descrisse con l’aggettivo “mistico”. Da buon spagnolo egli non fu indifferente alle riflessioni dei grandi mistici del Carmelo, san Giovanni della Croce e santa Teresa d’Avila, richiamati in vario modo nelle opere daell’artista. La svolta mistica è testimoniata dalla prima opera a soggetto religioso, La Madonna di Port Lligat. Nel giro di un anno la dipingerà in due versioni, diverse per dimensioni e per alcuni particolari. Cerchiamo di coglierne sinteticamente il significato religioso e teologico. La Madonna di Port Lligat è un olio su tela realizzato nel 1950, ed è la riformulazione di un analogo dipinto un anno prima.
Nell’opera sono presenti elementi simbolici e formali tipici del linguaggio visionario di Dalí . La Madonna di Port Lligat testimonia un momento particolarissimo del cammino dell’artista, in avvicinamento ai grandi temi religiosi cristiani, in particolare il mistero dell’Incarnazione. Per la prima volta l’Artista rielabora una gran quantità di simboli religiosi, alcuni appartenenti alla tradizione cristiana e altri frutto d’inesauribile creatività visionaria. Tale ricerca mistico-visuale condusse l’Artista ad incontrare papa Pio XII, al quale chiese l’approvazione “canonica” del quadro.
L’intavolatura è indubbiamente ispirata alla Sacra Conversazione di Piero della Francesca: sono presenti l’uovo sorretto dalla conchiglia, le colonne e la gestualità della Madonna. Numerosi elementi nell’opera si librano nello spazio, tenuti in equilibrio da misteriose forze di attrazione e repulsione. Tutto ciò non fu casuale perché l’evento della bomba nucleare, gli studi sulla scissione dell’atomo e la corsa agli armamenti atomici suscitarono grandi riflessioni nella cultura e nell’arte. Scrisse Dalì: “L’esplosione della bomba atomica provocò in me un vero e proprio terremoto. Da allora fu l’atomo l’oggetto centrale dei miei pensieri. In molti paesaggi da me dipinti in quel periodo trova espressione il terrore che mi assalì quando appresi la notizia dell’esplosione atomica. Decisi di utilizzare il mio metodo critico – paranoico per sondare quel mondo. Io voglio conoscere e capire le forze e le leggi segrete delle cose, per poterle dominare, io ho la facoltà geniale di disporre di un’arma eccezionale, che mi consente di arrivare al nucleo della realtà”.
Anche qui, come in altre opere, a posare per Maria Madre di Gesù è Gala, moglie e musa dell’artista. Sullo sfondo s’apre l’orizzonte infinito del mare di Port Lligat (suo paese natale), contemplato quotidianamente dall’artista. Il mare e il cielo si toccano e confondono le loro linee avvolte in una luce metafisica che irradia da sinistra in alto, illuminando la scena con la figura materna assorta in preghiera. Dalí non diede spiegazioni esaurienti riguardo a tutti gli elementi presenti nelle sue raffigurazioni. E nemmeno qui. Il quadro, di cui riproduciamo il particolare centrale, è alquanto originale. Come l’inizio di un grande spettacolo, il sipario si apre. Maria Madre ci presenta alla contemplazione il Figlio Gesù. Ella lo reca in grembo, ed essa stessa lo contempla il con infinito amore. La figura è quasi sospesa, appare e scompare in trasparenza, confondendosi a tratti con l’orizzonte infinito e luminoso… È una rivelazione senza tempo, un’istantanea fugace. Nel ventre della Vergine e in quello dell’infante convergono tutte le linee prospettiche, al fine di guidare lo sguardo dello stesso spettatore verso quel “centro” spirituale.
In un testo del 1950 apparso su Études Carmélitaines, Michel Tapié descrisse i tratti essenziali delle due versioni della Maternità, e della seconda affermava: «In effetti il pane ritorna costantemente nell’opera del pittore dal 1926, e Dalí, illuminato da quest’ultima pittura, è pronto a riconoscervi un simbolo del Pane Eucaristico». È ormai certo che La Madonna di Port Lligat è stata seguita dalla consulenza di alcuni vicini al Carmelo francese, fra il1949 e il 1950. Il contributo scritto dell’artista per la rivista “La Fisica del cuore” non arrivò in tempo per la pubblicazione . ma in un latro testo pubblicato due anni dopo, Dalì manifesta il suo legame con il Carmelo. La Vergine, il Bambino, il Pane ovvero Gesù fatto pane (nell’eucarestia questo pane è la sua carne, si trasforma nel suo corpo). Nell’eucarestia Gesù ci ha lasciato in sua memoria il pane divenuto veramente Suo Corpo. Tale trasformazione della “materia” – tema che vede Dalì particolarmente sensibile – richiede una visione mistica della fede, e l’sua espressione artistica si manifesta attraverso la mistica dell’atomo, inserendo quell’immagine del pane nel riquadro cavo del corpo del Bambino.
L’artista ha voluto realizzare plasticamente una sorta di compenetrazione concentrica di temi: la figura della Madre, e poi la cornice infinita del cielo e del mare, al cui centro prospettico sta il Figlio. A sua volta il Figlio ostende una seconda cornice, ove sta lo stesso orizzonte trasparente e luminoso e al centro un pane spezzato. Insieme al tema del “nucleo” così rilevante nella riflessione degli anni Sessanta, leggiamo il chiaro riferimento al “centro sacramentale”, Gesù-pane. In questo senso Dalì cerca di meditare visualmente il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione: incarnazione del Verbo, in Gesù di Nazareth, e dono permanente nel suo “corpo spezzato e donato” (il sacramento eucaristico).
Il grembo di Maria diventa luogo dell’Incarnazione del Figlio di Dio fattosi bambino. Egli, tratto dalla carne di Maria, è “Verbo fatto carne” per opera dello Spirito Santo, secondo la fede ma anche “car-du-monde”, carne e corpo dell’intera umanità povera, sofferente, umile… in una parola “bambino”. Questa trasformazione mirabile è percepita dalla “mistica della materia” nel bambino Gesù apparso nel grembo di Maria. La Vergine, il Bambino, il Pane: tre termini d’una sineddoche mistico-teandrica: il pane-corpo, bambino Gesù, il bambino nel grembo della Madre, la Donna nell’infinito dello Spirito (il paesaggio marino sullo sfondo). è l’incidenza di cielo e mare. Nella visione si spalancano finestre verso il mistero d’una materia divinizzata, di cui il mare immenso e il cielo sono il simbolo. Il bimbo tiene fra le mani una sfera azzurra – il mondo, nella tradizionale iconografia religiosa – e un libro, cioè il vangelo della sua parola che salva.
In sintesi: mosso dalla nuova “mistica nucleare”, Dalì rimedita il suo lessico estetico riorganizzandolo sulla tela, nel tentativo di dare forma alla visione mistica del mistero divino apparso nella materia, di Dio nella nostra carne umana, del corpo di Cristo nel grembo della Vergine Maria e nel pane spezzato dell’eucarestia. Gino Prandina